Intervista a Luca Ricci dell'Allevamento Divina Fortitudo Stampa E-mail
Giovedì 16 Marzo 2006 18:00

Quando hai iniziato ad allevare il Dogo Argentino e quali sono i motivi che ti hanno fatto scegliere questa razza piuttosto che un’altra?
Dire quando si inizia ad allevare è piuttosto difficile visto che a volte ci si ritrova allevatori senza neanche essersene accorti. Io ed Eleonora nel 1996 prendemmo il nostro primo Dogo e nell’arco di pochissimi mesi incominciarono ad arrivare tutti gli altri. Per quanto riguarda la scelta della razza, devo dire che non fu una scelta, vedemmo il dogo, ne fummo stravolti e gli dedicammo la nostra vita da allora in poi. Sicuramente se non avessimo conosciuto il Dogo, adesso non alleveremmo proprio niente. Per questo dico che non preferimmo il Dogo ad altri, o il Dogo o niente.

A quale dei tuoi Dogos sei più affezionato?
Ovviamente siamo affezionati a tutti i nostri Dogos, ma con grande onestà ti dico che ovviamente esistono sempre dei soggetti che per un motivo o l’altro si fanno preferire. A volte nascono soggetti talmente particolari che riescono a rubare il cuore a chiunque li conosca indipendentemente da tutto. In questo momento mi risulta difficile fare qualche nome perché sono un buon gruppetto. Tra questi però voglio citare Pimienta perché molto dolce, giocherellona e contemporaneamente guardiana incorruttibile con tutti, compreso amici che conosce da anni; ti fa capire che vuole solo te e nessun altro. Vasco de Gama perché è un cane molto sicuro e indipendente, compagno affidabile di mille avventure, sempre pronto a fare quello che gli si chiede. Molto raramente poi, esistono soggetti talmente unici che conquistano tutti indistintamente; pochi mesi fa abbiamo perso un Dogo che era indubbiamente al centro delle nostre attenzioni e passava tutt’altro che inosservata agli occhi di chiunque la vedesse; in quel caso non si parla più di Dogo preferito ma di Dogo della propria vita.

Qual è la soddisfazione più grande che ti abbia mai dato uno dei tuoi Dogos?
Si potrebbe pensare che, essendo assidui frequentatori di Expò, la soddisfazione maggiore ci sia arrivata dalla vittoria di una di queste. Niente di più sbagliato!! Mi tornano in mente momenti di grande soddisfazione in questi dieci anni con i Dogos e nei contesti più disparati; sceglierne uno risulta molto complesso. Credo che la maggior soddisfazione che abbiamo avuto è aver passato 9 anni con il soggetto di cui parlavo sopra, Taki, che è stato un insieme di soddisfazioni. Il fatto di riuscire a dare grandi soddisfazioni in TUTTE le situazioni in cui si trovava, ci rende davvero orgogliosi:

  • grande compagno di vita, dolce ma mai eccessivamente appiccicosa;
  • grande guardiana e sempre pronta a difendere sia noi che gli altri nostri Dogos, comunque sempre equilibrata e non facendo mai un errore di interpretazione, nella vita e sui campi di addestramento;
  • ottima fattrice di cucciolate numerose, che hanno dato diversi buoni soggetti;
  • in expò pluricampionessa grazie a un carattere che la faceva contraddistinguere nel gruppo;
  • atleta con pochi pari, resistente nella corsa e agilissima (tanto da uscire da box di 2.20m);
  • equilibrata e disponibile nei confronti degli altri cani, anche i più aggressivi messigli davanti: smettevano in pochi secondi, permettendole addirittura di mettere le zampe sul muso;
  • la si poteva mettere in box non curandosi del carattere di quelli confinanti ... nessuno osava;
  • il massimo l’ha dato nell’ambito venatorio, che era la sua passione, sia nelle prove di pista, sia nella caccia reale, fermando da sola un cinghiale di 100kg in corsa o buttandosi da una jeep in corsa per raggiungere una preda.

Risulta più semplice per un allevatore o un appassionato che ha avuto diversi Dogos capire la soddisfazione di avere un soggetto che in 9 anni vissuti intensamente non ha mai dato da vedere dei LIMITI caratteriali oltre cui non si spingeva, sempre il meglio che ti puoi aspettare in ogni situazione; persino nel lasciarci per un grosso errore veterinario, con fierezza a testa alta, dimostrando un’età che ormai aveva superato da diversi anni.

A chi sconsiglieresti l’acquisto di un tuo cucciolo?
Reputo il dogo un cane per pochi. Non perché sia una razza particolarmente difficile da gestire, ma quanto perché sono pochi i proprietari che capiscono che vita vuole fare il dogo. Oltre ad amare il proprio cane, il padrone dovrebbe rendersi conto che sta prendendo un cane di un certo temperamento, dovrebbe essere seguito come si deve da un allevatore competente, dovrebbe portarlo il più spesso possibile in campagna, nei boschi dove può correre, sfogarsi e dar sfogo alla sua indole di cacciatore annusando e seguendo le piste.

Qual è il Dogo (vivente o no) che più si avvicina allo standard e quali sono le caratteristiche fisiche e caratteriali che ti piacciono di lui?
Reputo il miglior cane in vita il famoso Pampero Ackon Cauchk che usai circa tre anni fa per la monta e che mi sarebbe piaciuto riutilizzare se non fosse tornato in Argentina. Questo soggetto raggruppa gran parte delle caratteristiche più importanti che ricerco in dogo: carattere forte, profilo superiore del muso concavo, buoni assi cranio-facciali, quadratura di muso, occhio scuro con forma a mandorla e pigmentazione.

E’ vero che il Dogo è un cane che tende a dominare gli altri animali e a volte anche l’uomo?
Verso cani di piccola taglia, il Dogo si sente superiore e non gli procura fastidi, mentre nei confronti di altri cani dello stesso sesso e dimensione, cerca di dominare. Nei confronti di altri animali come ad esempio i gatti (ad accezzione a volte del gatto del padrone) interviene un discorso diverso dal “dominare”, legato invece al suo istinto predatorio. Con l’uomo può accadere, a volte, nel caso soprattutto di giovani maschi (un anno e mezzo o due), viziati e a cui non si dà la possibilità di dar sfogo alla propria esplosività (correre etc etc), che ci sia qualche problema momentaneo di rapporto, che comunque correttamente gestito, viene risolto velocemente. Il dogo di sua indole a differenza di molte altre razze, non tenta di dominare l’uomo.

Si dice che un Dogo “pirata” abbia una maggiore resistenza alle malattie e sia spesso fisicamente più robusto di un Dogo completamente bianco. È corretta questa affermazione?
Dare per certo questa regola risulta per me difficile perché bisognerebbe avere un campione molto numeroso per dimostrarlo, anche se alcuni studi tendono a confermare questa teoria. Per mia esperienza diretta credo proprio di poter confermare la maggior resistenza alle malattie.

Sei favorevole o contrario alla caccia col Dogo?
Tu sei favorevole a veder correre una ferrari? Come la ferrari è nata per correre, il dogo è nato per cacciare! Rispetto sempre l’idea degli altri e rispetto chi, per qualsiasi motivo, non vuole o non può far cacciare il dogo, ma negare che sia nato per questo (e questo è quello che il nostro ben amato desidera di più) è negare l’evidenza. Chi è contrario alla caccia ha divulgato false idee, di cui almeno un paio ci tengo a chiarire. La caccia con il dogo è quella che porta più rispetto in assoluto alla selvaggina; raffrontandola a quella tipica svolta in battuta, porta all’abbattimento di un numero irrisorio di capi (non è un tiro al piattello da postazione fissa), e lascia grosse possibilità alla preda di scappare. Il dogo che và a caccia risulta molto meno aggressivo di quello che non ci và. Come accennavo prima il dogo a cui viene data la possibilità di dar sfogo alla propria indole di cacciatore crea meno problemi, anche nei confronti degli altri cani di pari sesso e dimensione. E’ molto più facile che vadano d’accordo due maschi che vanno a caccia di altri due che non fanno nulla.

In qualità di vicepresidente del D.A.C.I., cosa ne pensi della situazione politica in italia del Dogo? Ci sono dei Club “alternativi” al DACI?
La situazione politica intorno al dogo è storicamente irta e l’ambiente non dei più tranquilli. Devo dire che negli ultimi anni la situazione è molto migliorata. Mentre una volta il club si chiudeva nei confronti delle idee diverse (dogo difesa-dogo caccia per esempio) adesso viene data la possibilità a chiunque di valorizzare la propria opinione. Negli anni passati, in alternativa al Club ufficiale (DACI), erano nati almeno altri due club: il CDAI e il FEDA, per valorizzare idee differenti. In questo momento reputo, a livello personale, che sia venuto meno il motivo della loro nascita, essendoci l’apertura di cui accennavo sopra; ciò che hanno voluto promulgare, ora lo si può fare in via ufficiale.

 
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